Il fibrinogeno consente di valutare la capacità coagulativa del sangue.

Il fibrinogeno può essere d’aiuto nell’approfondimento diagnostico in presenza di valori allungati del tempo di protrombina (PT) e/o del tempo di tromboplastina parziale attivata (APTT), in soggetti con episodi emorragici prolungati o inspiegabili.

L’esame può essere anche richiesto come ausilio diagnostico nella coagulazione intravascolare disseminata (CID), in associazione a PT, APTT, conta piastrinica e D-dimero.

Occasionalmente il dosaggio del fibrinogeno può essere d’ausilio per monitorare il grado di progressione di alcune malattie croniche (ad esempio le malattie del fegato) o la risposta alla terapia in corso di gravi patologie acquisite (ad esempio la CID).

Il fibrinogeno può essere talora richiesto con altri indicatori, quali la proteina C-Reattiva (PCR), per meglio valutare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

La determinazione del fibrinogeno a questo scopo non ha raggiunto un consenso unanime, sia perché non è definitivamente accertata la sua associazione alle malattie cardiovascolari, sia perché non esiste una terapia efficace per ridurne la concentrazione.

Ciononostante, alcuni medici ritengono che il dosaggio del fibrinogeno possa provvedere informazioni aggiuntive per trattare in maniera più aggressiva soggetti che presentino altri importanti fattori di rischio modificabili dalla terapia (ad esempio colesterolo totale, colesterolo-LDL ed HDL).

 

Valori normali: 150-450 mg/dl

Metodo di analisi secondo Clauss.

POSTED BY admin | Feb, 06, 2021 |